domenica 22 aprile 2012

Nomen omen

Leggo che la scuola media Dante Alighieri, con la scusa che, formalmente, non avesse alcun nome, verrà intitolata dalla giunta comunale a Fabrizio De Andrè.
Io non sono un esperto di musica e, con tutto il rispetto per De Andrè, al momento, di lui ricordo solo la deliziosa biondina che ha avuto come moglie, mi sembra comunque che una scuola dovrebbe, anche nel nome, identificare la nostra storia culturale.
Semmai una scuola "De Andrè" poteva aggiungersi a "Dante Alighieri", non sostituirlo, quasi a voler cancellare le nostre radici.
E fosse stato almeno bolognese !
Al limite avrei compreso maggiormente l'intitolazione della scuola a Giacomo Bulgarelli !
Spero che la decisione della giunta non sia la prona conseguenza  ai reiterati attacchi mondialisti contro il nostro Sommo Poeta, reo (?) di essere, a loro avviso, islamofobo, xenofobo e omofobo !

sabato 14 aprile 2012

Nero Wolfe da Buazzelli a Pannofino, da New York a Roma


Avete guardato il nuovo Nero Wolfe ?
Io ho visto per ora solo il primo episodio ed ho registrato il secondo, trasmesso giovedì scorso.
Nostalgia del "nostro" Nero Wolfe interpretato da Tino Buazzelli e ambientato, come nei romanzi di Rex Stout, a New York e non in una improbabile Roma anni cinquanta ?
Nel 1969 l’attesa del Nero Wolfe televisivo era alta perché era, dopo il Maigret di Gino Cervi, il primo tentativo italiano di realizzare una versione televisiva di un grande giallo straniero, il primo americano che fosse predisposto in salsa italiana.
Il successo fu immediato.
Tino Buazzelli era un Nero Wolfe corposo e credibile, mentre Paolo Ferrari rappresentava in pieno l’ironico, scanzonato e donnaiolo Archie Goodwin.
Gli stessi personaggi di “contorno”, a cominciare da uno spassosissimo Pupo de Luca nei panni del cuoco Fritz e da un più che convincente ispettore Cramer interpretato da Renzo Palmer, contribuirono a rendere gli sceneggiati tanti piccoli capolavori del genere.
Una recitazione professionale e una dizione che nulla lasciava alle inflessioni regionali, tanto da rendere l’ambientazione newyorkese perfettamente credibile, soprattutto con una sigla di apertura che, nelle immagini e nel sottofondo musicale, evocava la New York che immaginavamo.
La trama, poi, non si discuteva.
Una perfetta attinenza ai romanzi era la ciliegina sulla torta di uno sceneggiato che, come per tanti (tutti ?) quelli dell’epoca, è godibilissimo anche oggi con il fascino che a noi (almeno a me) suscita sempre il bianco e nero.
Cosa è rimasto nel nuovo Nero Wolfe interpretato da Pannofino e Sermonti nel ruolo di Goodwin ?
E’ rimasta la trama, solida e intrigante.
E basta.
Pannofino merita, comunque, un bravo superiore agli altri, perché ha dato spessore al suo Nero Wolfe, pur apparendo sin troppo attivo e non avendo una “stazza” tale da sovrastare (come Buazzelli e come si immagina il Nero Wolfe dei romanzi) gli interlocutori (diciamo che Pannofino appare piuttosto basso …), mentre Sermonti sembra il fratello sfigato dell’Archie Goodwin dei romanzi e anche di quello mirabilmente rappresentato da Paolo Ferrari.
Ma, almeno, i due protagonisti non hanno quasi nessuna inflessione dilettale.
Che dire invece delle caricature dei comprimari, anche del commissario di polizia che somiglia ad un incrocio tra Montalbano e il maresciallo Quagliarulo ?
E l’investigatore privato italiano, molto sbruffone e altrettanto fifone ?
E cosa c’entra la giornalista (che temo si ripresenterà sempre uguale nei prossimi episodi in una sorta di "politicamente corretto" impensabile per Nero Wolfe) ?
Ma, soprattutto, perché inventarsi uno scontro tra Wolfe e l’FBI per giustificare un improbabile trasferimento dell’investigatore in Italia ?
Trasferimento che gli appassionati di Rex Stout, che inventò il suo investigatore di origine montenegrina e nuovo cittadino degli Stati Uniti fedele alla sua patria di elezione ed alle sue leggi e istituzioni, sanno essere completamente fuori da ogni categoria del possibile.
L’idea di rifare il Nero Wolfe è meritoria e non possiamo essere legati ai grandi sceneggiati del passato (per fortuna possiamo vederli e rivederli a piacimento in dvd !), ma cambiare l’ambientazione, che è parte della storia, e colorare con i dialetti regionali una storia nata per New York, rappresenta un azzardo che, stando al primo episodio, non è andato a buon fine.

sabato 7 aprile 2012

Buona Pasqua

Ieri, prima di partire per la montagna (vento intenso), discutevo con un collega.
Eravamo entrambi d'accordo che Pasqua, pur essendo la principale ricorrenza del calendario cristiano, è percepita come minore rispetto al Natale come impatto e anche come sentimento.
Lui sosteneva che era perchè l'industria del regalo e delle vacanze, trattandosi di un periodo più breve, non aveva quelle opportunità che offre il Natale.
A me, invece, pur condividendo l'importanza del valore economico di queste festività, piace pensare che sia perchè, a differenza del Natale, Pasqua è una festa di derivazione ebraica e non appartiene alle nostre radici che sono pagano-romane e pagano-celtiche.
Comunque la pensiate, buona Pasqua a tutti voi.

venerdì 30 marzo 2012

La negletta lingua del "sì"

Sabato scorso ascoltavo, prima del gr1 delle sette, una trasmissione che credo si chiami "voci dal mondo".
Era intervistata una signora, rappresentante della camera di commercio a Singapore e che, parlando a mitraglia, ha sostanzialmente detto:
Contattarci è un must per le imprese italiane che vogliono un plas (che sarebbe il latinissimo e quindi nostrano "plus" ma pronunciato "plas" sembra essere più in linea con la tecnocrazia imperante e ignorante) per fare business a Singapore in modo safe. Grazie a noi possono avere un set-up per il loro coming anche step by step.
Come si dice in questi casi ?
Una parola (di commento) è poco, due diventano troppe.

martedì 27 marzo 2012

La neve a Bologna

Oggi (ma presumo potrà avvenire anche nei prossimi giorni) assieme al Carlino era possibile acquistare, a 9,90 euro, un volume fotografico con immagini di Bologna innevata dagli anni cinquanta al 2012.
Il Carlino, storico quotidiano della nostra città, non è nuovo ad iniziative tese a riscoprire e conservare le radici di Bologna e anche un volumetto come quello di cui parlo può aiutare nell’opera.
Particolarmente interessante la modalità di sgombero neve allo stadio, con le piccole montagne che ogni spalatore innalzava perché poi venissero portate via.
Bella la qualità delle fotografie contemporanee (e chi non è fotografo con gli strumenti a disposizione oggi ?) ma impagabile l’atmosfera del bianco e nero che coglie i nostri nonni (o bisnonni) nelle classiche espressioni e posture che abbiamo ormai dimenticato.
Ottima ed evocativa la presentazione di Cesare Sughi che compensa la fredda introduzione del direttore del Carlino Giovanni Morandi che, evidentemente, non riesce a dimenticare la sua fiorentinità che infila anche in un volume dedicato esclusivamente a Bologna.

sabato 24 marzo 2012

A carico del padre a 41 anni

Non se abbiate letto la notizia, riportata dai quotidiani, che riporta una sentenza della cassazione che obbliga un padre a mantenere una figlia di anni QUARANTUNO e che ancora studia all'università.
E' da precisare che spesso i riassunti delle sentenze che troviamo sulla stampa sono imprecisi e tendenziosi (per mettere in risalto "la notizia" rispetto all'effettivo contenuto della sentenza).
Sembra, però, che la figlia abbia motivato (e la corte accolto !) la sua richiesta di continuare ad essere mantenuta affermando che la separazione dei genitori (avvenuta peraltro quando già aveva trentacinque anni ...) le aveva procurato un trauma psicologico.
A parte tutto, non so se ammirare chi, a quarantuno anni, riesce ancora a farsi mantenere (e se non ci fosse la Fornero poteva anche pensare di unire il mantenimento dai genitori con una bella pensione sociale senza dover mai lavorare) o se rivalutare la rozzezza di quel sottosegretario del governo tecnico in carica che ha definito "sfigato" chi non si laurea entro i 28 anni.
Sicuramente quel padre ha tutta la mia solidarietà.

domenica 11 marzo 2012

Politica estera (una volta...)

L'estate scorsa stavo leggendo i diari di Ciano, ministro degli Esteri italiano prima dell'ultima guerra e nei primi anni della stessa. A parte il discorso politico sul fascismo e sulle sue malefatte il punto è che in quegli anni e prima ancora, l'atteggiamento delle cancellerie europee era tutta un'altra cosa verso il nostro paese. L'ambasciatore francese a Roma quasi piangendo tentò di non farci entrare in guerra a fianco della Germania. Gli inglesi a loro volta a Roma erano completamente in soggezione (ancora non era ancora al potere Churchill). Oggi, quasi un secolo dopo, le cose sono cambiate e da un pezzo. Va bene che abbiamo perso una guerra ma non siam stati gli unici. Alcuni casi: prima Cesare Battisti (governo Berlusconi), ora in successione l'episodio dei marò e il blitz degli inglesi con la morte del nostro ostaggio. Se per l'ultimo episodio faccio fatica a non schierarmi con i soldati di sua Maestà (cosa ci avrebbero avvisato a fare? Mandavamo le nostre "truppe speciali"? Ricordiamoci che gli "alleati" credono che in Afghanistan muoiono meno italiani perché paghiamo i talebani per non attaccarci. Dicono che nei nostri carri armati ci sono un sacco di marce ma una sola è avanti... Che ora l'esempio di un comandante italiano non è il Duca d'Aosta ma Schettino...) in tutta la catena di episodi si manifesta la totale mancanza di credibilità della nostra politica estera. Non dico che con Frattini sarebbe andata diversamente (Battisti docet) ma Terzi e con lui Monti (che pure stimo) hanno dato una grossa prova di incompetenza. Pensate che gli indiani avrebbero fatto lo stesso con due parà francesi? Beh io credo che la Francia qualcosa avrebbe fatto. Purtoppo a noi manca una "force de frappe" ma una qualche cavolo di reazione forte doveva esserci! Altrimenti capo chino e non lamentiamoci.



giovedì 8 marzo 2012

Un sogno durato 45 minuti

Bologna e Juventus hanno pareggiato, come all'andata a Torino, per uno a uno.
Il pareggio, per carità, è giustissimo e rappresenta quel che si è visto in campo.
Però noi bolognesi abbiamo sognato la vittoria per quasi 45 minuti, dal gial di Di Vaio al 17° del primo tempo al pareggio bianconero del 14° del secondo tempo.
Peccato, sarà per la prossima volta.
Intanto la classifica è ora senza "recuperi" e ci dice che, forse ... forse ..., come scrivevo dopo la vittoria a Milano contro l'Inter, il Bologna ha fornito il suo contributo a far perdere alla Juventus lo scudetto (su sei punti disponibili ne abbiamo presi due a testa e il bilancio di una squadra con le ambizioni delle Juve ne "piange" ben quattro !) e per quel che riguarda il Bologna, abbiamo agganciato Atalanta e Genoa, siamo pari alla Fiorentina e ne abbiamo cinque o sei dietro.
Non male, per come avevamo iniziato.
Adesso speriamo che non si rilassino e continuino così ... domenica a Roma contro la Lazio (squadra a me molto simpatica, tranne quando affronta il Bologna).

giovedì 1 marzo 2012

...e sotto quale stella tra mille anni ci si potrà abbracciare?


E' morto Lucio.
Me lo hanno detto in una classe, alle 13 di oggi. Non volevo crederci e un alunno ha notato i miei occhi lucidi. Che malinconia! irrimediabilmente si volta un’ altra pagina della nostra vita: impossibile non abbinare ricordi, belli o tristi, alle sue splendide canzoni. Sentendo i primi commenti e sentendomi unita a Bologna - che Lucio, come noi, amava tanto - nello sgomento e nella tristezza, mi colpisce in particolare un commento ricorrente: era un uomo buono e generoso, tanto nella musica e nell'arte, quanto per gli amici e le persone bisognose. Un grandissimo cantautore della storia della canzone italiana. Un artista davvero poliedrico. “Caruso”, “4 marzo 1943”, “Futura”, “Cara” , “Canzone”, “Come è profondo il mare”… Uno dei bolognesi più celebri e più amati. Mi piaceva incontrarlo per le vie del centro, con la sua originalità e la sua solitudine, o in San Domenico o in San Petronio: arrivava alla chetichella, faceva la comunione e si dileguava qualche momento prima della fine della funzione. Quest’ estate, l’ho pure incontrato in Chiesa a Senigallia… Era molto credente (una fede cercata, voluta e dibattuta), per questo non mi stupisce leggere che sono stati i frati di San Francesco d'Assisi i primi a dare la notizia della sua morte. Sul sito del Bologna Calcio, di cui Dalla era un grande sostenitore, spessissimo in tribuna al Dall'Ara, traspare l' affetto per " il grande amico e tifoso rossoblù, un bolognese vero, uno dei più grandi artisti che l'Italia abbia mai avuto". E la Virtus, di cui, pure, Lucio era tifosissimo, lo ricorda seduto in parterre a seguire da abbonato le partite del club bianconero… Non parliamo del dolore dell’ amico storico Gianni (“Per me è stata come una coltellata”...)e di tutti gli altri innumerevoli amici del mondo dello spettacolo …
I negozi di via D’ Azeglio (dove abitava) sono tutti in lutto, dalla sua casa escono le note, ora più che mai struggenti, delle sue canzoni e sui social network viene lanciata l'idea di intitolare "anche solo un angolo" di piazza Maggiore al cantautore scomparso...
Anche per me se ne va un amico e… accidenti…com’è triste perdere un altro pezzo della nostra vita, per sempre!