sabato 6 novembre 2010

Black out:storie di ordinaria incompetenza

Solo mercoldì 3 novembre il mio computer di casa è tornato ad essere collegato con il mondo da un ormai lontano (per i tempi di oggi) venerdì 22 ottobre.
In quella mattinata, stavo per partire per un fine settimana in montagna e mi collegai per guardare la posta.
Spengo tutto, parto e ritorno domenica sera, 24 ottobre.
Poco prima di cena accendo per guardare nuovamente la posta e ... nonostante un'ora di attesa nessun collegamento con la rete era possibile.
Telefono all'assistenza e ascolto un disco preregistato che mi informa di un guasto sulla rete già noto ai tecnici e in corso di "rapida" sistemazione.
24 ore dopo, stesso disco che mi assicurava circa la "rapida" sistemazione.
Il martedì sera (26 ottobre) non c'è più il disco, ma non ho ancora la connessione, così riesco a parlare con una operatrice che, dopo una serie infinita di "allora ... allora ... allora ..." mi dice che "non c'è segnale dal portante" frase misteriosa che mi ha fatto immaginare ad uno schiavo numida che trascina con fatica i cavi telefonici per cercare di lanciare un disperato segnale di aiuto.
In ogni caso la gentile operatrice aggiunge che "il mio capo" ha detto di aprire una chiamata di guasto.
Entro due giorni, conclude, le arriverà un sms con la comunicazione di guasto riparato.
Passano i due giorni e giovedì 28 ottobre sono ancora senza linea, così torno a telefonare e mi risponde un'altra operatrice, molto più sbrigativa, che mi dice che loro sono a posto e che il problema è solo mio: cavo ethernet, scheda computer o modem, quindi mi devo arrangiare.
Il venerdì mattina riparto per la montagna da dove ritorno il pomeriggio dell'1 novembre, lunedì.
Ovviamente ancora nessuna linea.
Il martedì 2 chiamo un amico tecnico dei computer che si rende disponibile a venire a casa per guardare cosa succede ma mi consiglia di riprovare con l'assistenza per avere la conferma che la linea arrivi al computer.
Così faccio e parlo con un terzo operatore il quale, bontà sua, perde un po' più di tempo, mi toglie la linea telefonica per una decina di minuti per effettuare le sue prove e, quindi, mi richiama, per dirmi che effettivamente non arriva il segnale dalla centrale, anche se apparentemente tutto è a posto (balbettio incomprensibile per difendere l'operato della collega, che ho così interpretato).
Mi dice che deve aprire una chiamata di guasto e quando lo informo per dirgli che era già stata aperta una settimana prima, nega di rilevare alcunchè a terminale: la prima operatrice non aveva provveduto e la seconda si era fermata alla prima tappa (altro balbettio per tentare una improbabile difesa della prima collega).
Tre giorni lavorativi e sarà tutto a posto, previo abituale sms.
Il 3 novembre pomeriggio ricevo una telefonata – lo vedo dalle chiamate non risposte perchè ero in riunione con il cellulare spento – e quando torno a casa ... miracolo ! Sono di nuovo collegato con il mondo.
Quasi contemporaneamte apprendo della vicenda di una amica cui viene rubato il cellulare.
Telefona (la compagnia è diversa da quella con la quale ho vissuto la mia odissea) e le dicono che il numero risulta intestato ad un'altra persona, comunque lo bloccano ugualmente.
Come, chiede, lo blocacte lo stesso, così c'è un'altra persona che è impossibilitata a telefonare.
Mi dispiace, le rispondono, ma queste sono le disposizioni.
Così se vogliamo fare uno scherzo a qualcuno, possiamo telefonare per dichiarare lo smarrimento del cellulare, dare il suo numero e farglielo bloccare ...
Questa mia amica non si fida e si reca personalmente nel negozio della società dove le suggeriscono di insistere a chiamare, finchè non trova un operatore che le dirà che si può recuperare numero e crediti (?!?).
Così fa e così accade.
Un operatore le dice di mandare "due righe" e alla domanda se occorre un modulo particolare, si sente rispondere negativamente.
Due giorni dopo riceve una e-mail con la quale le richiedono ... la privacy sul loro modulo.
Passano altri quattro giorni e, non ricevendo alcuna comunicazione, telefona per sapere a che punto è la pratica.
Tutto riattivato, le dicono e alla sua domanda "perchè non mi avete avvertito" le rispondono candidamente "ma le abbiamo mandato un sms".
Peccato che l'avessero inviato al numero appena riattivato di cui la mia amica doveva ancora recuperare la sim ...
Morale ?
Siamo nell'epoca delle specializzazioni.
Ne sono convinto, anche nel mio lavoro si richiede competenza specialistica e per questo si è suddivisi in vari settori ed ognuno approfondisce una parte del tutto.
Bene, siamo nell'epoca degli specialisti, ma chi dovrebbe risolvere problemi, tutto sommati, solo tecnici, non sembra tanto tale.
Uno competente su tre mi sembra una percentuale bassissima, a livello di inefficienza, per chi dovrebbe rispondere con prontezza alle esigenze dei clienti.
Se poi pensiamo alla storia del blocco del numero di cellulare pur intestato (apparentemente) ad altra persona e all'sms inviato quando il cliente non aveva ancora la nuova sim, possiamo anche comprendere il perchè la produttività in Italia lasci molto a desiderare.
Nel caso specifico un paio di consigli:
non siate "buoni" e fiduciosi, ma annotate sempre il nome dell'operatore e il numero della chiamata (se non altro quando venite a sapere che non ha fatto nulla per voi, almeno potete reclamare individuando il colpevole) e poi non aspettate i tempi che dicono loro, ma "rompete" anche due volte al giorno.
Solo così, pur di togliervi di mezzo, si daranno da fare per soddisfare le vostre esigenze.
E adesso, sotto con la nuova automobile.
Sì, purtroppo, dopo quasi 18 anni la mia Golf non ce la fa più e il costo per vedere cos'ha è troppo alto per una macchina di quella età, così ho cominciato a guardarmi intorno e anche qui non mancano le sorprese ...

giovedì 7 ottobre 2010

Come siamo (diventati)

Ecco il minacciato post.
Riflessioni in libertà (e con grande affetto) su come baldi adolescenti si ritrovano oggi allegri cinquantenari ...

I recenti commenti di Valeria al post del mio omonimo sul 1° ottobre e alcuni colloqui con Roberto, mi hanno indotto ad una riflessione su “come siamo”.
Rectius: come siamo ... diventati.
Certo, qui scriviamo in cinque, anche se dal contatore degli accessi desumo che questo blog venga regolarmente aperto anche da qualcuno che non si palesa, quindi rappresentiamo un microcosmo del nostro microcosmo di cinquantenari, per cui siamo necessariamente un campione limitato.
Ma credo che quelle caratteristiche che erano appena accennate nei noi stessi di 40 anni fa, oggi siano state accentuate ma (veltronianamente …) anche ribaltate e in questo le esperienze hanno avuto una incidenza determinante.
Massimo P. è sempre stato persona affidabile, taciturna, riflessiva.
Infatti trovava la sua apoteosi nei temi in cui riusciva ad esprimere quelle riflessioni, talvolta amare, che lo caratterizzavano.
Oggi dai suoi post emerge che in lui ha prevalso l'anima leopardiana, un forte disincanto, un realismo spietato e, consentitemi una divagazione leggera, gli pesa la disillusione di quel 1982 quando gli crollarono addosso certezze decennali con la retrocessione, la prima della storia (poi ne seguirono purtroppo altre e peggiori), del nostro Bologna.
Claudio potenzialmente aveva le stesse caratteristiche, pur se meno accentuate, di Massimo P, ma ha avuto un percorso differente.
Si è dedicato alla conoscenza diretta del mondo, si è divertito (una volta si sarebbe detto “ha saltato la cavallina), ora lavora nel solco della tradizione paterna e mi sembra gratificato da quel che fa, se non – forse: non mi permetterei mai di fare i conti in tasca agli altri ! – sul piano economico, almeno su quello professionale.
Roberto è l’unico tra noi che abbia figli ... e si vede !
Non è più completamente il Roberto che conoscemmo, spensierato, un po’sbruffone, “animale” (absit iniuria verbis:-) da compagnia.
La responsabilità della paternità si tocca con mano nel “non possum” che pronuncia spesso alla domenica quando gli propongo di guardare la partita assieme, ma rimane di lui l’ambizione culturale (noterai, Roberto, che ho appellato “culturale” e non “intellettuale” che, come noto, io ritengo termine dispregiativo) , quella che gli fece estrapolare la famosa frase sul “conformismo ribellistico esteriorizzato con monotona pervicacia dalle varie gradazioni antiborghesi del nostrano estremismo populista” che, come vedete, ho imparato a memoria tanto è affascinante nella sua totale inconsistenza ... :-)
Tra tutti Roberto è però anche l’unico afflitto da berlusconite acute e si rovina le giornate (e il fegato ...) tutte le volte in cui apre il giornale e immancabilmente legge il nome o vede una fotografia del nostro Presidente preferito (coraggio, fra una ventina d'anni Silvio Nostro passerà la mano … alla figlia Marina ... :-).
Infine Valeria, last but non least direbbero gli Inglesi.
A differenza degli altri citati non la vedo da anni, per cui solo dai suoi scritti ritrovo la Valeria allegra e ottimista della nostra adolescenza, oggi donna soddisfatta e convinta del suo ruolo nella società e probabilmente insegnante severa e premurosa.
Con, però, alcuni ... feticci (mi consenta, Prof ... :-) che la istituzionalizzano, come peraltro deve essere per una persona chiamata a trasmettere cultura e che sono rappresentati da un eccesso di sudditanza verso norme scritte, a volte anche in altre epoche e quindi non più attuali e verso certa vulgata storica che in troppi, anche pro bono pacis, accreditano come unica verità possibile.
Ma resta, inequivocabilmente la First Lady del nostro blog.
So che Valeria, a questo punto, dirà: “e tu”?
Io, no.
Io sono l’autore del post, colui che osserva e racconta ... :-)))

sabato 2 ottobre 2010

1 ottobre 2010: primo giorno di scuola

Oggi 1 ottobre: primo giorno di scuola.

Me lo ha fatto ricordare stamattina una collega, di quasi 10 anni più giovane di me: “ti ricordi quando le scuole cominciavano il primo ottobre ?”

La stessa collega lo ha chiesto anche a tutti gli altri impiegati della filiale, che come età potrebbero essere tranquillamente miei figli: nessuno ha iniziato ad andare a scuola il primo ottobre ed alcuni addirittura non sapevano neanche che una volta s’iniziasse in ottobre.

E’ l’ennesima prova dell’inesorabile trascorrere del tempo.

Tanto per fare un esempio, non passerà molto tempo,vedrete, che la maggior parte delle persone non saprà nemmeno cosa fossero le lire e la guerra fredda e il muro di Berlino saranno conosciuti soltanto grazie ai libri di storia.

Leggevo qualche anno fa, su un libro dedicato alla storia dell’abbattimento delle mura di Bologna, un accorato articolo scritto nel 1929 da Riccardo Bacchelli, in cui il celebre scrittore si lamentava che erano ormai poche le persone che si ricordavano di quando le mura erano ancora in piedi.

Tempus fugit.

domenica 5 settembre 2010

Liberi di punirli

Domenica di riposo (calcistico) ed ecco che propongo una mia riflessione, scritta per il mio blog su Bologna, su quegli sozzoni che imbrattano i muri della nostra città, appena ripuliti.
Se presi (cosa molto difficile, perchè è impossibile controllare ovunque e, come tutti i vigliacchi delinquenti, agiscono nell'ombra) non si fanno neppure due notti in gabbia.
Al mattino io cammino per via Drapperie, Marchesana, Orefici e dintorni.
Strade che sarebbero piacevolissime, quando la Bologna che produce si risveglia, le attività che riprendono, le battute tra i commercianti, il solito caffè nel solito bar ...
Ad agosto i muri erano puliti ed era un "plus" del piacere che si prova a camminare per Bologna.
Da qualche giorno sono ricomparse le prime sozzerie.
Per ora mi limito a questo, ma ci sarebbe molto da dire anche su quelli che importunano i passanti chiedendo in continuazione soldi.
E per lo più sono giovani, che potrebbero ben darsi da fare e non bighellonare, sporchi, con cani pulciosi al seguito, facendo finta di essere "artisti" di strada per giustificare la loro fastidiosa e insistente richiesta ...



Una meritoria iniziativa de Il Resto del Carlino, raccolta dall'Ascom, dalla Carisbo e con l'appoggio del Commissario (a riprova che per amministrare una città basta solo la saggezza di evitare le ideologie e intervenire sulle concrete questioni di vivibilità della città) ha consentito nel giro di un paio di mesi, di ripulire i muri del centro cittadino, imbrattati da scritte e schizzi di vernice.
Prima di andare in vacanza a luglio, parcheggiando volutamente a dieci minuti dall'ufficio per potermi godere una camminata tra le strade della mia Bologna, vedevo ancora le vie centrali deturpate dalle bravate di qualche sozzone.
Al mio ritorno, in agosto, era un piacere aggiuntivo camminare tra muri e strade pulite (ancorchè sconnesse).
Purtroppo gli sozzoni devono essere tornati dalle loro vacanze e hanno ricominciato a imbrattare i muri, confidando nel fatto che è impossibile controllare ogni metro.
La loro è una sfida senza rischio alcuno.
Credo che, se presi, non facciano più di due giorni di prigione per essere poi rilasciati e, se va bene, multati.
Se va male, cioè se imbroccano un magistrato "progressista" che reputa le loro sozzerie "arte" allora neppure quelli.
E noi paghiamo.
Pagano i cittadini proprietari dei muri imbrattati, pagano le aziende che hanno aiutato a ripulire la città, pagano i bolognesi, due volte, perchè le loro tasse verranno in parte utilizzate per rifare un lavoro già realizzato e vanificato da quei delinquenti e una seconda volta perchè quei criminali deturpando la città la rendono meno vivibile.
Allora avrei una proposta.
Date una "licenza di punirli" alle Ronde che, per l'occasione, dovrebbero godere di una immunità dai loro atti per poter beccare e sanzionare esemplarmente i responsabili.
E' evidente che non si potrà essere sempre sul posto, ma credo che se la punizione fosse particolarmente dolorosa e rappresentativa, allora gli emuli ci penserebbero due volte prima di imbrattare i muri, a loro volta, con le loro sozzerie.
Ma è importante che mai, in nessun caso, tali "Giustizieri della Notte" siano perseguitati da una legge a senso unico che bastona gli onesti e salvaguarda i veri delinquenti.
Neppure nel caso in cui, potrebbe accadere, si eccedesse nella punizione.
Allora che facciamo ?
Concedete una licenza di punire ai cittadini organizzati o volete continuare a concedere agli sozzoni la licenza di imbrattare i muri ?

Entra ne

sabato 14 agosto 2010

Buon Ferragosto

Ferragosto è una delle tre grandi festività religioso/mondane che scandiscono l'anno, insieme al Natale e alla Pasqua (circa l'importanza di Ferragosto in tal senso, rimando alla lettura del mio post scritto in occasione del Ferragosto 2009) e quindi auguro:

BUON FERRAGOSTO !!!

in blu, perchè il blu (l'azzurro) è il colore del Ferragosto, come il rosso lo è del Natale ed il giallo della Pasqua.

Scrivo questo post perchè lasciar passare Ferragosto senza augurare Buon Ferragosto è come lasciar passare Natale e Pasqua senza auguri.

E dal 16 bisognerà pensare già al Natale, così come, passate le feste natalizie, il pensiero va alla primavera (di cui la Pasqua rappresenta la grande festa) e passata la Pasqua si comincia a pensare alle ferie estive (rappresentate da Ferragosto)

Ormai i giorni si accorcioano velocemente, l'autunno si avvicina.

E poi oggi è stata una fantastica giornata di pieno autunno. Sembrava novembre !!

Mi sa che dal 16 comincerò a pensare ai regali di Natale.

lunedì 12 luglio 2010

Il calcio italiano sia ... ITALIANO

Come promesso (o minacciato ?) ecco che programmo la pubblicazione del mio post sul calcio.
Se blogspot funziona dovrebbe vedere la luce alle 18.30 di lunedì 12, quando sarò già al fresco naturale della montagna.
Dal cassetto ho tirato fuori altre 8 riflessioni che ho spalmato nel mio blog personale durante la mia assenza ... ma ve le risparmio :-).
Buona permanenza (sarò reperibile solo sul cellulare, internet non c'è o, almeno, non c'era fino a qualche mese fa ...).
M.



Il risultato dei campionati mondiali di calcio deve far riflettere.
Personalmente ritengo che Lippi abbia fatto il possibile, convocando i migliori e più meritevoli (sotto il profilo tecnico/tattico e comportamentale) giocatori Italiani.
E questo la dice lunga sulla crisi in cui si dibatte il nostro sport nazionale.
Il problema non è il commissario tecnico (che pure non è completamente esente da colpe, perchè pur con il materiale umano disponibile almeno il primo turno era alla nostra portata) o la convocazione di questo o quello e non deve neppure essere affrontato con la trasformazione della Nazionale in una squadra meticcia, orba dell'identità nazionale, come quella francese, dove i nove undicesimi sono estranei alla nazione francese, con i risultati (anche di ingiustificato ribellismo, pessimo esempio per la gioventù) che hanno mostrato al mondo.
La Federazione Giuoco Calcio deve invece agire sulle regole per aprire maggiori spazi ai calciatori italiani.
La Spagna ha portato ai mondiali sette calciatori del Barcellona e cinque del Real Madrid.
L’Italia nessuno dell’Inter vincitrice del campionato.
Per forza, l’Inter gioca con undici stranieri e nella sua rosa gli italiani si contano sulle dita di una mano: Materazzi (ma certi suoi atteggiamenti non mi sembrano da Nazionale), Toldo (un buon portiere che giocò in Nazionale finchè non divenne panchinaro all’Inter che gli preferisce un brasiliano), Santon (peraltro bloccato in infermeria nel momento topico) ... e non mi sovviene nessun altro.
Consentire ancora questa anomalia è un doppio errore.
In primo luogo perchè si fornisce ai giocatori stranieri un formidabile palcoscenico per crescere e migliorarsi, portando quindi vantaggi alle rispettive nazionali e danneggiando di pari passo quella italiana.
Mi viene in mente il caso dei portieri brasiliani, fino a 10-15 anni fa alquanto scadenti ma che, dopo la preziosissima (per lui e il suo Brasile, non certo per noi) esperienza italiana di Taffarel sono cresciuti ed oggi hanno due/tre elementi ad un livello di eccellenza (che giocano titolari nelle squadre italiane, guarda caso le prime tre classificate nel Campionato, togliendo spazio ai nostri giovani e danneggiando la nostra Nazionale).
Ma anche la possibilità che hanno difensori e attaccanti stranieri di confrontarsi con le nostre tattiche, portano indubbi vantaggi alle loro nazionali, che spesso e volentieri giocano "all'italiana".
Altrettanto dicasi per il calcio "emergente", dove, soprattutto gli africani, sono stati aiutati dalla presenza nelle squadre europee a crescere costantemente, ovviamente a scapito delle rappresentative nazionali del Vecchio Continente.
Il livellamento del calcio internazionale è figlio di questi continui travasi, a senso unico: quanti giocatori europei giocano nei campionati sudamericani o africani ?, creati da una legislazione sciocca che considera i calciatori lavoratori dipendenti e, quindi, apre loro le porte del libero mercato (e allora dove è andata a finire la specificità dello sport che ha pure suoi organi di giustizia ?) e dalle ambizioni dei presidenti che preferiscono nomi esotici ai nostri Rossi e Brambilla che, forse, non suscitano le fantasie dei tifosi.
Le nostre squadre di club imbottiscono le loro rose con ogni straniero disponibile, tanto che si potrebbero formare le rispettive nazionali solo con i calciatori che giocano nei nostri campionati.
Non vi è però altrettanto interesse all'estero per i calciatori italiani (tranne quelli a fine carriera che finiscono in America o negli Emirati Arabi giusto per arrotondare quanto hanno già guadagnato negli anni) che dubito potrebbero mettere assieme una rosa tra tutti gli espatriati, il tutto con grave detrimento per i giovani che, da noi, sono chiusi dai già affermati calciatori extracomunitari.
Può però essere regolato l’uso degli stranieri, senza subire la ghigliottina delle normative sul mercato del lavoro europeo e globale.
Una squadra può avere in rosa tutti gli stranieri che vuole, ma può metterne in campo contemporaneamente solo, ad esempio, cinque, di cui uno solo extracomunitario.
Si può anche stabilire che almeno il 50% delle partite di campionato devono vedere in porta un giocatore italiano e che non può esserci più di uno straniero per ruolo (quindi un solo centrale, un solo centrocampista, un solo terzino d’ala, un solo attaccante).
In aggiunta si potrebbe dar corso ad una autentica rivoluzione del sistema dei nostri campionati, abolendo le retrocessioni e compilando i campionati in base alla capacità delle società di aggregare spettatori e di sostenere le spese per affrontare gli impegni finanziari.
L’abolizione della retrocessione consentirebbe di non obbligare i presidenti a ricercare il risultato immediato, quindi ad affrontare spese eccessive per calciatori affermati, spesso stranieri, consentendo loro di programmare, puntando sul vivaio, facendo giocare giovani italiani tra i quali potranno crescere i campioni che formeranno la Nazionale del futuro.
E’ protezionismo ?
Certo, ma se continuiamo con la politica della confusione e dell’inclusione,perderemo la nostra Identità e le nostre Radici sia per le questioni minori come il calcio, sia su temi molto più importanti come i Valori e i Principi cui il nostro Popolo si è sempre informato per raggiungere i traguardi del Benessere, della Libertà e della Sicurezza che oggi abbiamo, ma che devono, ogni giorno, essere consolidati difendendo le nostre Tradizioni e i nostri Prodotti, non solo dell’agricoltura.

lunedì 28 giugno 2010

curiosità ... mondiali



Sono stupefatta perchè nessuno di voi ha ancora commentato l' esclusione dal mondiale dell' Italia.
Da assoluta profana ho avuto la sensazione che:
1: BUFFON ci avrebbe salvato da quell' infilata di goal subiti dall' altro portiere (Marchetti? Marchini?), che mi è apparso, magari a torto, assolutamente incapace; mi chiedo: possibile che non vi fosse un sostituto migliore?
2: Quagliarella ( dell' esistenza del quale nulla sapevo...) fatto giocare prima, magari insieme a Pirlo, avrebbe cambiato le sorti dell' ultima partita....
3: durante l' anno ho sempre sentito parlare di Balottelli: perchè è stato lasciato a casa?
4: che idea avete di Lippi?

Illuminatemi...:-)

mercoledì 2 giugno 2010

Troppe "feste nazionali"

Ancora una volta mi permetto di sottoporvi il mio pensiero su un argomento di carattere politico generale che ugualmente posterò nel mio blog personale generalista.
Questa volta lo spunto è venuto dalla odierna giornata festiva, 2 giugno.


Approfittando della giornata infrasettimanale di vacanza, ho continuato a mettere mano nel riordinare carte, librerie e cantina.
Come al solito ho acceso la radio, come sempre su radio uno (solo in montagna, quando guido, ascolto radio 24 perchè non riesco a captare radio uno) .
Un fiume di parole, un'orgia di retorica celebrante il 2 giugno, in memoria del referendum che portò l'Italia alla repubblica e, arbitrariamente, come “Festa delle Forze Armate” che io mi ricordo molto più appropriatamente fissata, una volta, al 4 novembre.
L'europarlamentare leghista Matteo Salvini ha proposto l'abolizione del 2 giugno e, se la memoria non mi inganna, in effetti il 2 giugno, alla fine degli anni settanta, fu ricompreso tra le “ex” festività.
La proposta di Salvini non mi lascia indifferente per una serie di motivi.
Innanzitutto perchè trova sempre più credito la denuncia che il famigerato referendum istituzionale del 2 giugno 1946 sia stato soggetto a brogli a favore della repubblica ai danni della monarchia destinata alla sconfitta comunque avessero votato gli Italiani.
Se così fosse, oggi al Quirinale dovrebbe risiedere un Savoia e avremmo un re, Vittorio Emanuele IV: nulla di esaltante (anzi ...) ma sempre meglio di un comunista (anche se il mio candidato come Re d'Italia resta Silvio Berlusconi …).
Non che la questione istituzionale sia essenziale, ma mi sembra un po' ipocrita festeggiare un qualcosa sorto da un probabile imbroglio.
Del resto anche sui plebisciti che annessero l'Emilia e il Veneto al Regno di Sardegna creando quindi il Regno d'Italia, cioè quella Unità di cui, con la solita roboante retorica, si è già iniziato a festeggiare il 150° anniversario, crescono le interpretazioni che ne denunciano i possibili brogli ed è singolare che sulle celebrazioni che maggiormente impegnano l'inutile oratoria dei politici cali il dubbio dell'imbroglio o della manipolazione storica.
Forse è quel che si merita una Nazione, altrimenti gloriosa, che meriterebbe non una pletora di festività nazionali, per ognuna delle quali si ripetono i soliti pistolotti retorici, ma una e una sola giornata che sia autentica Festa Nazionale, unificante e sentita come accade negli Stati Uniti il 4 luglio o in Francia il 14 dello stesso mese.
Poi liberi tutti di celebrare le ricorrenze che maggiormente rappresentano i loro sentimenti di parte.
Nella recente storia d'Italia la data che maggiormente potrebbe rappresentare tale Unità è il 4 novembre, in memoria dell'unica Vittoria delle nostre Forze Armate in una grande guerra e del ricongiungimento alla Madre Patria di Trento, Trieste e Istria.
Ma, forse, sarebbe meglio che, anche per chiarire quali sono le nostre radici, la Festa Nazionale unica e legittima, sia il 21 aprile, Natali di Roma.
4 novembre o 21 aprile, purchè si decida di fissare una e una sola Festa Nazionale, perchè la quantità debordante danneggia il significato e l'impatto del richiamo.

lunedì 17 maggio 2010

ciao



cari Amici,

come va?

Io male e bene.

MALE perchè sta arrivando la fine dell' anno scolastico e ho un sacco di verifiche da correggere e riunioni pomeridiane pressochè ogni giorno.

Bene perchè sta arrivando la fine dell' anno scolastico e sto per finire l' incubo delle verifiche da correggere e delle riunioni pomeridiane...almeno per tre mesi.

Naturalmente incombe il pericolo maturità, e poichè da dieci anni a questa parte non perdo mai un colpo, nel senso che sono immancabilmente nominata, non vedo il motivo per cui sperare di farla franca quest' anno.

Eppure, io, come ogni anno e contro ogni logica ...SPERO!

Ho proprio voglia di andare nel mio mare. A proposito, ho trascorso là un fine settimana e vi comunico che la vetrata nuova è un portento.

Avrete notato che sono tornata indenne da Siviglia...Anche questo non era poi così matematico, visto che sono stata colta dalla nube e che sono rimasta bloccata là per quattro giorni oltre il termine previsto.... Ma si sa: queste variazioni di programma non possono che essere bene accette!

Siviglia mi è strapiaciuta (ma nulla a che vedere con Barcellona, che, avendo Gaudì, non ha per me rivali) , anche se consiglio, a chi di voi volesse visitare l' Andalusia, di organizzare un bel "fly and drive": i ritmi e i colori di questo paese vanno "assaporati" vivendoli, nei locali, nelle notti, nei mille angoli caratteristici.

Il flamengo è una danza struggente che entra nell' anima e la serata che ho più amato è stata in un locale tipico, frequentato da sivigliani oltre che da turisti, di nome "Carboneria".

La peculiarità è che qualunque avventore può improvvisarsi protagonista, ballando, recitando, leggendo testi, ecc ecc....Insomma, due clienti si sono messi a ballare il flamengo e devo dire che lo spettacolo è stato particolarmente affascinante...

Stupenda la vista dalla Giralda, noto campanile della città, e i Reales Alcazarez.L’Alcázar é un palazzo-fortezza la cui costruzione fu voluta da Abd Al Ramán III nel 913. Per la sua bellezza é stato scelto in passato come residenza da molte generazioni di monarchi. É qui che dimora il re Don Juán Carlos quando viene in visita a Siviglia. Meravigliosi i giardini con azuleios, vasche, padiglioni,ornamenti di marmo che sembrano pizzi e animali e piante di ogni tipo...situati nel cuore della città, oasi insospettabile! L' arena? La consolazione è che un torero in quei giorni è stato attaccato da un toro: ovviamente, io tifavo per il toro!

Sono stata anche a Cordoba: straordinaria la Mezquita Catedral, il più bel monumento dell'Europa musulmana

La Mezquita di Cordoba è l'espressione più alta dell'architettura islamica in occidente. La straordinarietà di questa moschea-cattedrale deriva dal fatto che alla bellissima costruzione musulmana si sono aggiunti stili rinascimentali, gotici e barocchi.

L'edificio attuale è il prodotto di una moschea iniziale costruita dal califfo Abderramán I sulla basilica visigota di San Vicente, che è stata ampliata poi da Abderramán II, Alhaken II ed Almanzor. La peculiarità principale della Moschea si percepisce immediatamente appena si varca la soglia del suo ingresso principale: una spettacolare infinità di colonne, circa 850, di marmo e granito che formano una serie di archi di pietra bianca e rossa. Le colonne e i suoi archi sembrano degli alberi di palme che si aprono a ventaglio nella sala. Elemento di grande rilievo all'interno della moschea è la qibla, il muro che sarebbe orientato verso la Mecca, indicando in questo modo il luogo in cui pregano i fedeli. Di suggestiva bellezza è anche il mihrab, la nicchia che custodisce il corano.

Vabbè, un po' di copia incolla non si nega a nessuno. Specie se, come me, si manca da tanto dal blog da aver perso un po' di dimestichezza. Eppoi, non intendo impegnarmi come voi in post di elevatissimo livello!Sono convinta però che apprezzerete la mia ridiscesa in campo...

Bacioni e a presto, ragazzi!


domenica 9 maggio 2010

Bologna calcistica è ancora in serie A

A differenza della Bologna politica (commissariata), di quella economica e imprenditoriale (colonizzata) e di quella sociale (insicura), la Bologna calcistica, con grande fatica (il minimo risultato con il massimo sforzo), è riuscita a garantirsi un altro anno in serie A.
Tifoso del Bologna dalla nascita, sono ovviamente contento di poter pensare ad un altro anno nell'Olimpo del calcio italiano e di questo un ringraziamento lo meritano i giocatori e l'allenatore Franco Colomba.
Mi piacerebbe però rivedere quel Bologna che giocava come in Paradiso, sul campo e non solo nelle cassette delle vecchie partite ...
Purtroppo il calcio è profondamente cambiato e se una volta una società che avesse una buona dirigenza, che sapesse programmare e investire oculatamente sui giovani, con acquisti mirati e senza follie poteva aspirare a campionati di vertice, oggi la differenza con chi spende e spande spudoratamente è tale da rendere un simile risultato pressochè impossibile.
E il Bologna, oggi, non ha neppure quel tipo di dirigenza.
Ed è proprio la dirigenza quello che a me sembra il punto debole della squadra.
Incertezze, scarsi mezzi (almeno messi sul piatto del Bologna), probabilmente l'acquisto della società in previsione di un “affare”, il nuovo stadio, poi sfumato (spero definitivamente, visto che è una sciocchezza costruire un nuovo stadio quando l'attuale è un piccolo gioiello e per di più in provincia!), stanno scandendo la presidenza e la proprietà Menarini.
Hanno probabilmente sbagliato a comprare e adesso non riescono a vendere.
Ben venga, allora, per interposta persona, Moggi che, almeno, di calcio ne capisce.
Bologna ha un bellissimo stadio e un pubblico esigente e competente.
Non ha e lo abbiamo scritto in premessa, una classe dirigente (politica, imprenditoriale, economica) all'altezza della situazione.
Lo abbiamo visto anche nella pallacanestro (una volta era “basket city” un patrimonio dilapidato in un paio di anni), nella pallavolo al limite della sopravvivenza e nello stesso baseball che ha dovuto ricostruirsi prima di tornare a vincere.
Si deve prima risolvere in via definitiva il problema societario e, quindi, organizzare una squadra decorosa che, veramente, sappia costruire un progetto calcistico di lungo respiro, senza inseguire le iniziative che fanno solo male al calcio (come le squadre costruite senza neppure un giocatore italiano tra i titolari e magari neppure l'allenatore) e che rischiano di alienare a questo bellissimo sport la simpatia di tanti appassionati.
Vidi, all'età di sette anni e mezzo, l'ultimo scudetto del Bologna : mi auguro ultimo solo in momentaneo ordine temporale e non in assoluto.
A quel Bologna, con la simpatie e le avversioni che si possono avere a sette anni e mezzo sono rimasto legato e quel Bologna non può che essere il traguardo per qualsiasi dirigenza si trovi a gestire la gloriosa società rossoblu.