domenica 5 settembre 2010

Liberi di punirli

Domenica di riposo (calcistico) ed ecco che propongo una mia riflessione, scritta per il mio blog su Bologna, su quegli sozzoni che imbrattano i muri della nostra città, appena ripuliti.
Se presi (cosa molto difficile, perchè è impossibile controllare ovunque e, come tutti i vigliacchi delinquenti, agiscono nell'ombra) non si fanno neppure due notti in gabbia.
Al mattino io cammino per via Drapperie, Marchesana, Orefici e dintorni.
Strade che sarebbero piacevolissime, quando la Bologna che produce si risveglia, le attività che riprendono, le battute tra i commercianti, il solito caffè nel solito bar ...
Ad agosto i muri erano puliti ed era un "plus" del piacere che si prova a camminare per Bologna.
Da qualche giorno sono ricomparse le prime sozzerie.
Per ora mi limito a questo, ma ci sarebbe molto da dire anche su quelli che importunano i passanti chiedendo in continuazione soldi.
E per lo più sono giovani, che potrebbero ben darsi da fare e non bighellonare, sporchi, con cani pulciosi al seguito, facendo finta di essere "artisti" di strada per giustificare la loro fastidiosa e insistente richiesta ...



Una meritoria iniziativa de Il Resto del Carlino, raccolta dall'Ascom, dalla Carisbo e con l'appoggio del Commissario (a riprova che per amministrare una città basta solo la saggezza di evitare le ideologie e intervenire sulle concrete questioni di vivibilità della città) ha consentito nel giro di un paio di mesi, di ripulire i muri del centro cittadino, imbrattati da scritte e schizzi di vernice.
Prima di andare in vacanza a luglio, parcheggiando volutamente a dieci minuti dall'ufficio per potermi godere una camminata tra le strade della mia Bologna, vedevo ancora le vie centrali deturpate dalle bravate di qualche sozzone.
Al mio ritorno, in agosto, era un piacere aggiuntivo camminare tra muri e strade pulite (ancorchè sconnesse).
Purtroppo gli sozzoni devono essere tornati dalle loro vacanze e hanno ricominciato a imbrattare i muri, confidando nel fatto che è impossibile controllare ogni metro.
La loro è una sfida senza rischio alcuno.
Credo che, se presi, non facciano più di due giorni di prigione per essere poi rilasciati e, se va bene, multati.
Se va male, cioè se imbroccano un magistrato "progressista" che reputa le loro sozzerie "arte" allora neppure quelli.
E noi paghiamo.
Pagano i cittadini proprietari dei muri imbrattati, pagano le aziende che hanno aiutato a ripulire la città, pagano i bolognesi, due volte, perchè le loro tasse verranno in parte utilizzate per rifare un lavoro già realizzato e vanificato da quei delinquenti e una seconda volta perchè quei criminali deturpando la città la rendono meno vivibile.
Allora avrei una proposta.
Date una "licenza di punirli" alle Ronde che, per l'occasione, dovrebbero godere di una immunità dai loro atti per poter beccare e sanzionare esemplarmente i responsabili.
E' evidente che non si potrà essere sempre sul posto, ma credo che se la punizione fosse particolarmente dolorosa e rappresentativa, allora gli emuli ci penserebbero due volte prima di imbrattare i muri, a loro volta, con le loro sozzerie.
Ma è importante che mai, in nessun caso, tali "Giustizieri della Notte" siano perseguitati da una legge a senso unico che bastona gli onesti e salvaguarda i veri delinquenti.
Neppure nel caso in cui, potrebbe accadere, si eccedesse nella punizione.
Allora che facciamo ?
Concedete una licenza di punire ai cittadini organizzati o volete continuare a concedere agli sozzoni la licenza di imbrattare i muri ?

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sabato 14 agosto 2010

Buon Ferragosto

Ferragosto è una delle tre grandi festività religioso/mondane che scandiscono l'anno, insieme al Natale e alla Pasqua (circa l'importanza di Ferragosto in tal senso, rimando alla lettura del mio post scritto in occasione del Ferragosto 2009) e quindi auguro:

BUON FERRAGOSTO !!!

in blu, perchè il blu (l'azzurro) è il colore del Ferragosto, come il rosso lo è del Natale ed il giallo della Pasqua.

Scrivo questo post perchè lasciar passare Ferragosto senza augurare Buon Ferragosto è come lasciar passare Natale e Pasqua senza auguri.

E dal 16 bisognerà pensare già al Natale, così come, passate le feste natalizie, il pensiero va alla primavera (di cui la Pasqua rappresenta la grande festa) e passata la Pasqua si comincia a pensare alle ferie estive (rappresentate da Ferragosto)

Ormai i giorni si accorcioano velocemente, l'autunno si avvicina.

E poi oggi è stata una fantastica giornata di pieno autunno. Sembrava novembre !!

Mi sa che dal 16 comincerò a pensare ai regali di Natale.

lunedì 12 luglio 2010

Il calcio italiano sia ... ITALIANO

Come promesso (o minacciato ?) ecco che programmo la pubblicazione del mio post sul calcio.
Se blogspot funziona dovrebbe vedere la luce alle 18.30 di lunedì 12, quando sarò già al fresco naturale della montagna.
Dal cassetto ho tirato fuori altre 8 riflessioni che ho spalmato nel mio blog personale durante la mia assenza ... ma ve le risparmio :-).
Buona permanenza (sarò reperibile solo sul cellulare, internet non c'è o, almeno, non c'era fino a qualche mese fa ...).
M.



Il risultato dei campionati mondiali di calcio deve far riflettere.
Personalmente ritengo che Lippi abbia fatto il possibile, convocando i migliori e più meritevoli (sotto il profilo tecnico/tattico e comportamentale) giocatori Italiani.
E questo la dice lunga sulla crisi in cui si dibatte il nostro sport nazionale.
Il problema non è il commissario tecnico (che pure non è completamente esente da colpe, perchè pur con il materiale umano disponibile almeno il primo turno era alla nostra portata) o la convocazione di questo o quello e non deve neppure essere affrontato con la trasformazione della Nazionale in una squadra meticcia, orba dell'identità nazionale, come quella francese, dove i nove undicesimi sono estranei alla nazione francese, con i risultati (anche di ingiustificato ribellismo, pessimo esempio per la gioventù) che hanno mostrato al mondo.
La Federazione Giuoco Calcio deve invece agire sulle regole per aprire maggiori spazi ai calciatori italiani.
La Spagna ha portato ai mondiali sette calciatori del Barcellona e cinque del Real Madrid.
L’Italia nessuno dell’Inter vincitrice del campionato.
Per forza, l’Inter gioca con undici stranieri e nella sua rosa gli italiani si contano sulle dita di una mano: Materazzi (ma certi suoi atteggiamenti non mi sembrano da Nazionale), Toldo (un buon portiere che giocò in Nazionale finchè non divenne panchinaro all’Inter che gli preferisce un brasiliano), Santon (peraltro bloccato in infermeria nel momento topico) ... e non mi sovviene nessun altro.
Consentire ancora questa anomalia è un doppio errore.
In primo luogo perchè si fornisce ai giocatori stranieri un formidabile palcoscenico per crescere e migliorarsi, portando quindi vantaggi alle rispettive nazionali e danneggiando di pari passo quella italiana.
Mi viene in mente il caso dei portieri brasiliani, fino a 10-15 anni fa alquanto scadenti ma che, dopo la preziosissima (per lui e il suo Brasile, non certo per noi) esperienza italiana di Taffarel sono cresciuti ed oggi hanno due/tre elementi ad un livello di eccellenza (che giocano titolari nelle squadre italiane, guarda caso le prime tre classificate nel Campionato, togliendo spazio ai nostri giovani e danneggiando la nostra Nazionale).
Ma anche la possibilità che hanno difensori e attaccanti stranieri di confrontarsi con le nostre tattiche, portano indubbi vantaggi alle loro nazionali, che spesso e volentieri giocano "all'italiana".
Altrettanto dicasi per il calcio "emergente", dove, soprattutto gli africani, sono stati aiutati dalla presenza nelle squadre europee a crescere costantemente, ovviamente a scapito delle rappresentative nazionali del Vecchio Continente.
Il livellamento del calcio internazionale è figlio di questi continui travasi, a senso unico: quanti giocatori europei giocano nei campionati sudamericani o africani ?, creati da una legislazione sciocca che considera i calciatori lavoratori dipendenti e, quindi, apre loro le porte del libero mercato (e allora dove è andata a finire la specificità dello sport che ha pure suoi organi di giustizia ?) e dalle ambizioni dei presidenti che preferiscono nomi esotici ai nostri Rossi e Brambilla che, forse, non suscitano le fantasie dei tifosi.
Le nostre squadre di club imbottiscono le loro rose con ogni straniero disponibile, tanto che si potrebbero formare le rispettive nazionali solo con i calciatori che giocano nei nostri campionati.
Non vi è però altrettanto interesse all'estero per i calciatori italiani (tranne quelli a fine carriera che finiscono in America o negli Emirati Arabi giusto per arrotondare quanto hanno già guadagnato negli anni) che dubito potrebbero mettere assieme una rosa tra tutti gli espatriati, il tutto con grave detrimento per i giovani che, da noi, sono chiusi dai già affermati calciatori extracomunitari.
Può però essere regolato l’uso degli stranieri, senza subire la ghigliottina delle normative sul mercato del lavoro europeo e globale.
Una squadra può avere in rosa tutti gli stranieri che vuole, ma può metterne in campo contemporaneamente solo, ad esempio, cinque, di cui uno solo extracomunitario.
Si può anche stabilire che almeno il 50% delle partite di campionato devono vedere in porta un giocatore italiano e che non può esserci più di uno straniero per ruolo (quindi un solo centrale, un solo centrocampista, un solo terzino d’ala, un solo attaccante).
In aggiunta si potrebbe dar corso ad una autentica rivoluzione del sistema dei nostri campionati, abolendo le retrocessioni e compilando i campionati in base alla capacità delle società di aggregare spettatori e di sostenere le spese per affrontare gli impegni finanziari.
L’abolizione della retrocessione consentirebbe di non obbligare i presidenti a ricercare il risultato immediato, quindi ad affrontare spese eccessive per calciatori affermati, spesso stranieri, consentendo loro di programmare, puntando sul vivaio, facendo giocare giovani italiani tra i quali potranno crescere i campioni che formeranno la Nazionale del futuro.
E’ protezionismo ?
Certo, ma se continuiamo con la politica della confusione e dell’inclusione,perderemo la nostra Identità e le nostre Radici sia per le questioni minori come il calcio, sia su temi molto più importanti come i Valori e i Principi cui il nostro Popolo si è sempre informato per raggiungere i traguardi del Benessere, della Libertà e della Sicurezza che oggi abbiamo, ma che devono, ogni giorno, essere consolidati difendendo le nostre Tradizioni e i nostri Prodotti, non solo dell’agricoltura.

lunedì 28 giugno 2010

curiosità ... mondiali



Sono stupefatta perchè nessuno di voi ha ancora commentato l' esclusione dal mondiale dell' Italia.
Da assoluta profana ho avuto la sensazione che:
1: BUFFON ci avrebbe salvato da quell' infilata di goal subiti dall' altro portiere (Marchetti? Marchini?), che mi è apparso, magari a torto, assolutamente incapace; mi chiedo: possibile che non vi fosse un sostituto migliore?
2: Quagliarella ( dell' esistenza del quale nulla sapevo...) fatto giocare prima, magari insieme a Pirlo, avrebbe cambiato le sorti dell' ultima partita....
3: durante l' anno ho sempre sentito parlare di Balottelli: perchè è stato lasciato a casa?
4: che idea avete di Lippi?

Illuminatemi...:-)

mercoledì 2 giugno 2010

Troppe "feste nazionali"

Ancora una volta mi permetto di sottoporvi il mio pensiero su un argomento di carattere politico generale che ugualmente posterò nel mio blog personale generalista.
Questa volta lo spunto è venuto dalla odierna giornata festiva, 2 giugno.


Approfittando della giornata infrasettimanale di vacanza, ho continuato a mettere mano nel riordinare carte, librerie e cantina.
Come al solito ho acceso la radio, come sempre su radio uno (solo in montagna, quando guido, ascolto radio 24 perchè non riesco a captare radio uno) .
Un fiume di parole, un'orgia di retorica celebrante il 2 giugno, in memoria del referendum che portò l'Italia alla repubblica e, arbitrariamente, come “Festa delle Forze Armate” che io mi ricordo molto più appropriatamente fissata, una volta, al 4 novembre.
L'europarlamentare leghista Matteo Salvini ha proposto l'abolizione del 2 giugno e, se la memoria non mi inganna, in effetti il 2 giugno, alla fine degli anni settanta, fu ricompreso tra le “ex” festività.
La proposta di Salvini non mi lascia indifferente per una serie di motivi.
Innanzitutto perchè trova sempre più credito la denuncia che il famigerato referendum istituzionale del 2 giugno 1946 sia stato soggetto a brogli a favore della repubblica ai danni della monarchia destinata alla sconfitta comunque avessero votato gli Italiani.
Se così fosse, oggi al Quirinale dovrebbe risiedere un Savoia e avremmo un re, Vittorio Emanuele IV: nulla di esaltante (anzi ...) ma sempre meglio di un comunista (anche se il mio candidato come Re d'Italia resta Silvio Berlusconi …).
Non che la questione istituzionale sia essenziale, ma mi sembra un po' ipocrita festeggiare un qualcosa sorto da un probabile imbroglio.
Del resto anche sui plebisciti che annessero l'Emilia e il Veneto al Regno di Sardegna creando quindi il Regno d'Italia, cioè quella Unità di cui, con la solita roboante retorica, si è già iniziato a festeggiare il 150° anniversario, crescono le interpretazioni che ne denunciano i possibili brogli ed è singolare che sulle celebrazioni che maggiormente impegnano l'inutile oratoria dei politici cali il dubbio dell'imbroglio o della manipolazione storica.
Forse è quel che si merita una Nazione, altrimenti gloriosa, che meriterebbe non una pletora di festività nazionali, per ognuna delle quali si ripetono i soliti pistolotti retorici, ma una e una sola giornata che sia autentica Festa Nazionale, unificante e sentita come accade negli Stati Uniti il 4 luglio o in Francia il 14 dello stesso mese.
Poi liberi tutti di celebrare le ricorrenze che maggiormente rappresentano i loro sentimenti di parte.
Nella recente storia d'Italia la data che maggiormente potrebbe rappresentare tale Unità è il 4 novembre, in memoria dell'unica Vittoria delle nostre Forze Armate in una grande guerra e del ricongiungimento alla Madre Patria di Trento, Trieste e Istria.
Ma, forse, sarebbe meglio che, anche per chiarire quali sono le nostre radici, la Festa Nazionale unica e legittima, sia il 21 aprile, Natali di Roma.
4 novembre o 21 aprile, purchè si decida di fissare una e una sola Festa Nazionale, perchè la quantità debordante danneggia il significato e l'impatto del richiamo.

lunedì 17 maggio 2010

ciao



cari Amici,

come va?

Io male e bene.

MALE perchè sta arrivando la fine dell' anno scolastico e ho un sacco di verifiche da correggere e riunioni pomeridiane pressochè ogni giorno.

Bene perchè sta arrivando la fine dell' anno scolastico e sto per finire l' incubo delle verifiche da correggere e delle riunioni pomeridiane...almeno per tre mesi.

Naturalmente incombe il pericolo maturità, e poichè da dieci anni a questa parte non perdo mai un colpo, nel senso che sono immancabilmente nominata, non vedo il motivo per cui sperare di farla franca quest' anno.

Eppure, io, come ogni anno e contro ogni logica ...SPERO!

Ho proprio voglia di andare nel mio mare. A proposito, ho trascorso là un fine settimana e vi comunico che la vetrata nuova è un portento.

Avrete notato che sono tornata indenne da Siviglia...Anche questo non era poi così matematico, visto che sono stata colta dalla nube e che sono rimasta bloccata là per quattro giorni oltre il termine previsto.... Ma si sa: queste variazioni di programma non possono che essere bene accette!

Siviglia mi è strapiaciuta (ma nulla a che vedere con Barcellona, che, avendo Gaudì, non ha per me rivali) , anche se consiglio, a chi di voi volesse visitare l' Andalusia, di organizzare un bel "fly and drive": i ritmi e i colori di questo paese vanno "assaporati" vivendoli, nei locali, nelle notti, nei mille angoli caratteristici.

Il flamengo è una danza struggente che entra nell' anima e la serata che ho più amato è stata in un locale tipico, frequentato da sivigliani oltre che da turisti, di nome "Carboneria".

La peculiarità è che qualunque avventore può improvvisarsi protagonista, ballando, recitando, leggendo testi, ecc ecc....Insomma, due clienti si sono messi a ballare il flamengo e devo dire che lo spettacolo è stato particolarmente affascinante...

Stupenda la vista dalla Giralda, noto campanile della città, e i Reales Alcazarez.L’Alcázar é un palazzo-fortezza la cui costruzione fu voluta da Abd Al Ramán III nel 913. Per la sua bellezza é stato scelto in passato come residenza da molte generazioni di monarchi. É qui che dimora il re Don Juán Carlos quando viene in visita a Siviglia. Meravigliosi i giardini con azuleios, vasche, padiglioni,ornamenti di marmo che sembrano pizzi e animali e piante di ogni tipo...situati nel cuore della città, oasi insospettabile! L' arena? La consolazione è che un torero in quei giorni è stato attaccato da un toro: ovviamente, io tifavo per il toro!

Sono stata anche a Cordoba: straordinaria la Mezquita Catedral, il più bel monumento dell'Europa musulmana

La Mezquita di Cordoba è l'espressione più alta dell'architettura islamica in occidente. La straordinarietà di questa moschea-cattedrale deriva dal fatto che alla bellissima costruzione musulmana si sono aggiunti stili rinascimentali, gotici e barocchi.

L'edificio attuale è il prodotto di una moschea iniziale costruita dal califfo Abderramán I sulla basilica visigota di San Vicente, che è stata ampliata poi da Abderramán II, Alhaken II ed Almanzor. La peculiarità principale della Moschea si percepisce immediatamente appena si varca la soglia del suo ingresso principale: una spettacolare infinità di colonne, circa 850, di marmo e granito che formano una serie di archi di pietra bianca e rossa. Le colonne e i suoi archi sembrano degli alberi di palme che si aprono a ventaglio nella sala. Elemento di grande rilievo all'interno della moschea è la qibla, il muro che sarebbe orientato verso la Mecca, indicando in questo modo il luogo in cui pregano i fedeli. Di suggestiva bellezza è anche il mihrab, la nicchia che custodisce il corano.

Vabbè, un po' di copia incolla non si nega a nessuno. Specie se, come me, si manca da tanto dal blog da aver perso un po' di dimestichezza. Eppoi, non intendo impegnarmi come voi in post di elevatissimo livello!Sono convinta però che apprezzerete la mia ridiscesa in campo...

Bacioni e a presto, ragazzi!


domenica 9 maggio 2010

Bologna calcistica è ancora in serie A

A differenza della Bologna politica (commissariata), di quella economica e imprenditoriale (colonizzata) e di quella sociale (insicura), la Bologna calcistica, con grande fatica (il minimo risultato con il massimo sforzo), è riuscita a garantirsi un altro anno in serie A.
Tifoso del Bologna dalla nascita, sono ovviamente contento di poter pensare ad un altro anno nell'Olimpo del calcio italiano e di questo un ringraziamento lo meritano i giocatori e l'allenatore Franco Colomba.
Mi piacerebbe però rivedere quel Bologna che giocava come in Paradiso, sul campo e non solo nelle cassette delle vecchie partite ...
Purtroppo il calcio è profondamente cambiato e se una volta una società che avesse una buona dirigenza, che sapesse programmare e investire oculatamente sui giovani, con acquisti mirati e senza follie poteva aspirare a campionati di vertice, oggi la differenza con chi spende e spande spudoratamente è tale da rendere un simile risultato pressochè impossibile.
E il Bologna, oggi, non ha neppure quel tipo di dirigenza.
Ed è proprio la dirigenza quello che a me sembra il punto debole della squadra.
Incertezze, scarsi mezzi (almeno messi sul piatto del Bologna), probabilmente l'acquisto della società in previsione di un “affare”, il nuovo stadio, poi sfumato (spero definitivamente, visto che è una sciocchezza costruire un nuovo stadio quando l'attuale è un piccolo gioiello e per di più in provincia!), stanno scandendo la presidenza e la proprietà Menarini.
Hanno probabilmente sbagliato a comprare e adesso non riescono a vendere.
Ben venga, allora, per interposta persona, Moggi che, almeno, di calcio ne capisce.
Bologna ha un bellissimo stadio e un pubblico esigente e competente.
Non ha e lo abbiamo scritto in premessa, una classe dirigente (politica, imprenditoriale, economica) all'altezza della situazione.
Lo abbiamo visto anche nella pallacanestro (una volta era “basket city” un patrimonio dilapidato in un paio di anni), nella pallavolo al limite della sopravvivenza e nello stesso baseball che ha dovuto ricostruirsi prima di tornare a vincere.
Si deve prima risolvere in via definitiva il problema societario e, quindi, organizzare una squadra decorosa che, veramente, sappia costruire un progetto calcistico di lungo respiro, senza inseguire le iniziative che fanno solo male al calcio (come le squadre costruite senza neppure un giocatore italiano tra i titolari e magari neppure l'allenatore) e che rischiano di alienare a questo bellissimo sport la simpatia di tanti appassionati.
Vidi, all'età di sette anni e mezzo, l'ultimo scudetto del Bologna : mi auguro ultimo solo in momentaneo ordine temporale e non in assoluto.
A quel Bologna, con la simpatie e le avversioni che si possono avere a sette anni e mezzo sono rimasto legato e quel Bologna non può che essere il traguardo per qualsiasi dirigenza si trovi a gestire la gloriosa società rossoblu.

giovedì 15 aprile 2010

Omaggio a Raimondo Vianello

Non vorrei trasformare questo blog in una "commemorazione dei defunti", ma Raimondo Vianello, deceduto questa mattina, rappresenta una parte indimenticabile del nostro "come eravamo".
Mi sembra giusto rendergli omaggio.


Un altro dei “Padri” della televisione italiana ha concluso la sua vita terrena, all’età di 87 anni compiuti.
Il nome di Raimondo Vianello dirà forse poco ai più giovani, ma rappresenta per quelli della mia generazione una figura positiva del nostro spettacolo.
Una delle tante figure positive, come fu Corrado Mantoni, come fu Alberto Lupo, come furono Virgilio Savona, Felice Chiusano, Tata Giacobetti e Mike Buongiorno e chiedo scusa ai tanti di cui non ho citato il nome ma che meriterebbero uguale spazio.
Una figura positiva, tra le tante del nostro spettacolo, perchè quelli erano artisti.
Sapevano interpretare.
Si esprimevano in italiano.
Sapevano farci ridere senza dover ricorrere agli insulti e alle volgarità.
Raimondo Vianello rappresentava nel mio personale immaginario tutto questo e anche qualcosa in più, ricordando la sua mai rinnegata partecipazione alla R.S.I.
I giornali radio e i telegiornali di oggi e i quotidiani di domani saranno pieni di quei “coccodrilli” e di tante scene tratte dagli spettacoli di Vianello.
A me piace, qui, ricordarlo in tre episodi.
Un, due, tre ... appunto il titolo di un programma condotto con Ugo Tognazzi, con il quale fece coppia artistica (certo non di altro genere !) per un lungo e felice periodo.
Fu esiliato dalla televisione per aver simulato una caduta dell’allora presidente Gronchi ... pensate alla differenza con il periodo odierno quando offendono impunemente e pur tuttavia gridano alla censura, ma continuando ad utilizzare il microfono e restando davanti alla telecamera pagati da tutti noi !
Gran Varietà, un programma radiofonico che ha accompagnato per anni il nostro risveglio domenicale e se anche ho sempre preferito Johnny Dorelli, pur tuttavia Raimondo Vianello è, a pieno titolo, il conduttore che, assieme a Dorelli, ha fatto la fortuna del programma.
Infine la sua “Casa Vianello” con la moglie Sandra Mondaini, con una rappresentazione televisiva di quelle schermaglie tra moglie e marito celebrate in radio da altri due grandi del nostro spettacolo: Rina Morelli e Paolo Stoppa con gli indimenticabili “Eleuterio e Sempretua”.
E poi tanti altri programmi, fino al riconoscimento della sua passione calcistica con la conduzione di trasmissioni sportive sulle reti Mediaset.
Trasmissioni, superfluo rammentarlo, educate, ironiche, gradevoli e sempre piacevoli.
Non si può poi non ricordare il coraggio di Vianello (e di Corrado, di Buongiorno e di pochi altri) agli albori delle televisioni libere, scegliendo di andarvi a lavorare, abbandonando il comodo porto della Rai.
E ancor più coraggio ci volle a sostenere le ragioni delle televisioni libere quando, nel 1996, fu tentato un referendum che avrebbe favorito la Rai e penalizzato la libera impresa e tutto , solo, in antipatia a Berlusconi.
Non posso quindi che ricordare con piacere e gratitudine e rendere omaggio con queste poche righe ad un grande professionista dello spettacolo e avere, come caro ricordo, quella video cassetta che mi fu regalata pochi anni fa, con alcune delle migliori scene di “Un, due, tre”.

martedì 13 aprile 2010

Il modello italiano per una riforma costituzionale

Quel che segue è la riproduzione di un post scritto sul mio blog personale.
Tanto per vivacizzare questo blog lo ripropongo. :-)


Ogni tanto, persino Fini riesce ad azzeccarne una.
E’ probabile che, per il 2010, abbia già esaurito il bonus e che la sua esternazione abbia un secondo fine, ma intanto registro con piacere un soprassalto di buon senso.
Cosa ha detto Fini di così straordinario ?
Beh, in assoluto di “straordinario” non ha detto nulla, ma usando il buon senso la “straordinarietà” è che, per una volta, non ha portato acqua al mulino della sinistra.
Fini ha detto: ma perchè, invece di ragionare in termini di “modello francese” o “modello tedesco” non introduciamo un “modello italiano” adatto alle nostre esigenze ?
Puro e semplice buon senso.
Dobbiamo poi intenderci su quali sono le nostre esigenze sulle quali costruire il “modello italiano”.
Prima di tutto, esigenza peraltro non solo italiana, è la governabilità, cioè la possibilità di dar corso al proprio programma da parte del partito o della coalizione vincente, superando e senza dover sottostare ai veti dell’opposizione, della magistratura, di altri organi dello stato.
La governabilità è quindi la possibilità, in forza di una maggioranza consegnata alle urne dal Popolo Sovrano, di applicare il programma, assumendosene la responsabilità politica, e superando sofismi e ostruzionismi.
Al termine della legislatura sarà il Popolo Sovrano a decidere se il governo ha funzionato bene meritando la riconferma, o male meritando di essere sostituito.
Come conseguire la governabilità in Italia ?
Anche qui si potrebbe aggiungere: non solo in Italia.
Una guida singola, un presidente eletto dal Popolo, con il potere di decidere e di agire senza dovr sottostare a compromessi e mediazioni.
Quindi presidenzialismo, nella sua forma primaria che vede unirsi nella figura del Presidente, come si dice negli Stati Uniti, quattro “cappelli”:
- Capo dello stato
- Capo dell’esecutivo
- Capo delle Forze Armate
- Capo del suo partito
.
L’alternativa può essere una scissione tra il capo dello stato e dell’esecutivo, utile se il primo sia veramente una figura super partes e non un prodotto della burocrazia o delle conventicole di partito, fermo restando il potere esecutivo nel soggetto che ottiene l’investitura direttamente dal Popolo.
Perchè questo dualismo possa funzionare vedrei comunque meglio un capo dello stato che sia un monarca ereditario, quindi sottratto ai compromessi, ai condizionamenti di una elezione parlamentare, un capo dello stato che, cioè, possa decisamente rappresentare l’unità della Nazione da una posizione super partes.
Ma l’Italia è anche una nazione in cui quando ci si trova in tre si formano subito due fazioni, per cui è necessario canalizzare e dare rappresentanza a numerose istanze particolari.
Pur essendo personalmente sempre stato a favore del bipartitismo, mi sono convinto che un tale sistema non è adatto all’Italia, dove invece il sistema elettorale dovrebbe essere tale da imporre ai movimenti rappresentativi delle idee più vicine di unirsi in coalizioni omogenee, all’interno delle quali misurare le proprie forze, con un patto di legislatura che impedisca i ribaltoni.
In questo quadro la attuale legge elettorale mi sembra la migliore possibile, con alcuni correttivi.
1) Il collegio unico nazionale anche per il senato;
2) la trasformazione del premio di maggioranza in seggi attribuiti ad un listino “del Presidente”;
3) la decadenza dei parlamentari che cambino coalizione
.
Ed ecco un “modello italiano” ben definito.
Un presidente capo dello stato e dell’esecutivo con pieni poteri per tutta la durata del mandato e un parlamento, con pluralità di partiti in rappresentanza – anche simbolica – di tutte le istanze della nazione, eletto su base maggioritaria ma con premio al listino del presidente vincente.
Alternativa un capo dello stato – meglio un monarca con una dinastia ereditaria – meramente rappresentativo della unità nazionale e un Premier eletto dal Popolo con gli stessi criteri e poteri di cui sopra.
Si unisce così la necessaria capacità e rapidità decisionale con l’assecondare le italiche peculiarità che fanno leva su un forte individualismo.

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