Sono rimasto piacevolmente sorpreso
dalla copertura che quest’anno è stata data (persino sulla radio di stato !) al Giorno del Ricordo
dei Martiri Italiani assassinati dai comunisti slavi nella vicenda
comunemente definita “Foibe” dal nome delle cavità carsiche in
cui i nostri connazionali furono gettato, molti ancora vivi.
Certo non vi è (ancora) quella
condivisione del Ricordo e vi sono ancora consistenti ostilità, come
quelle manifestatesi a Firenze il 31 gennaio allo spettacolo di
Cristicchi, a riconoscere la bestialità compiuta dai comunisti
slavi.
Ma è importante che, a dieci anni
dalla introduzione per legge di questa celebrazione, l’interesse
per una dolorosa storia patria sia aumentato ed abbia raggiunto le
coscienze di molti Italiani, prima ignari e ignavi.
Probabilmente era il compito assegnato
alla nostra generazione, alla generazione di chi non aveva vissuto la
guerra, di chi ha beneficiato del sacrificio dei nostri padri, di chi
è stato tenuto all’oscuro di tale vicenda, tramandata, però, nei
racconti dei genitori e dei parenti.
Questa coscienza che si sta diffondendo
è importante perché mantiene il legame con terre, come Fiume, Pola,
Istria e Dalmazia, storicamente Italiane e che, per me, restano
Italia e torneranno, prima o poi, in un modo o nell’altro,
all’Italia.
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