Non riesco ad evitare di rappresentare, anche quest'anno, quanto di buon umore mi metta questo periodo.
A parte storture (come l'illuminazione in rosso dell'Asinelli) camminare per Bologna, di giorno e di sera, è un confortevole piacere.
Le vetrine sono luccicanti e ammiccano ai passanti per beni che non solo vengono presentati come necessari, ma addirittura sembrano regalati a "soli" XX, 90.
Il "virgola novanta" è essenziale per dare l'idea che il prodotto costi meno di 100 anche se è a 99,90 e lo possiamo trovare in ogni passaggio di cifra (dallo 0,99 ai 9990 e oltre) tutti con quel "virgola novanta" che vuole dire: guarda come siamo bravi a tenere il prezzo così basso.
Avendo già acquistati tutti i regali, il piacere diventa doppio non avendo tentazioni nè frenesia, che si trasforma in preoccupazione di non arrivare in tempo, di non trovare qualcosa di interessante.
Perchè poi, quando, per lo più, siamo persone che tutto ciò che ci è necessario possiamo comprarlo al momento in cui ci è necessario, diventa difficile trovare un regalo appropriato, singolare, che ci ricordi.
Meglio, allora, qualche leccornia.
Non occupa posto (non a lungo, almeno), non finisce in uno scaffale a prendere polvere o in un cassetto dove sarà ritrovato fra cento anni dagli eredi che, immancabilmente, lo butteranno al macero.
Così possiamo dedicarci ad assorbire il clima di festa che "brilla nell'aria e per li campi esulta" (sì, lo so che Leopardi si riferiva alla primavera, ma ci sta anche qui).
E goderci la lentezza del tempo che passa.
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