domenica 16 dicembre 2012

Fine del mondo o mondo senza fine ?

Leggo che il 21 dicembre 2012, alle ore 11,11 ci sarà la fine del mondo.
Sarà vero ?
Ormai manca poco a quella scadenza, per cui la curiosità verrà soddisfatta a breve.
Certo è che il "millenarismo", la paura o l'attesa o anche, perchè no, la speranza della "fine del mondo" è qualcosa che ha caratterizzato tutta la Storia dell'Umanità.
Che altro è il racconto di Noè se non la fine del mondo ?
Non solo nella tradizione cristiana, ma anche in quella pagana: Deucalione e Pirra.
Probabilmente qualcosa di terribilmente sconvolgente accadde in un remoto passato, tanto che ne è stata tramandata (e romanzata) la storia.
Ma il mondo è andato avanti, sennò noi oggi non saremmo qui, come dice Roberto, con il nostro "erudito cazzeggio".
In tempi recenti è stata la letteratura fantastica a farci sognare scenari terribilmente catastrofici, da fine del mondo.
Romanzi come "Il giorno dei Trifidi" o "I Trasfigurati" di John Wyndham, o film con una finale agghiacciante come "1975 Occhi bianchi sul pianeta Terra" o il celeberrimo "Il pianeta delle scimmie" con quella scena finale in cui Charlton Heston trova sulla spiaggia la statua della Libertà e capisce che quel pianeta è la Terra.
Fino a serie televisive di grande qualità, come "I Sopravvissuti" o  "Spazio 1999".
Qual'è il filo conduttore di tutto ciò ?
La fine del mondo arriva, ma il mondo è senza fine e dalla fine di UN mondo, ne inizia uno nuovo.
Un pugno di Umani comunque sopravvive e dà vita ad un nuovo ciclo che si spera sempre migliore del precedente.
A volte non solo "un pugno", a volta anche tutti, come in quel racconto in cui, predisposto un collegamento tra tutti i computer del mondo, al cervellone infallibile che ne esce viene chiesta la data in cui ci sarà la fine del mondo.
Il supercomputer risponde con una data vicinissima: fra un mese.
Gli astronomi confermano: dopo un mese la Terra avrebbe incrociato una nube cosmica velenossima che avrebbe ucciso ogni forma di vita.
Naturalmente ognuno reagisce in base al proprio carattere.
Alcuni si uccidono, altri scoprono una fede che mai avevano mostrato, altri continuano la vita di sempre, altri cercano ogni occasione di piacere.
Arriva il giorno fatale.
La Terra si immerge nella nube cosmica ... poi ne riemerge ... tutti sono ancora in vita.
Com'è stato possibile ?
Semplice.
La Terra si era progressivamente avvelenata con l'inquinamento, che ogni forma di vita era diventata immune al veleno della nube.
Un po' come Mitridate, re del Ponto, che per sventare gli attentati alla sua vita, sin da piccolo, beveva dosi di veleno, rendendo immune il suo organismo.
Non tutti i mali vengono per nuocere (nonostante le gufate degli ecoambientalisti ...).
E allora ben vengano le ore 11,11 del 21 dicembre 2012: perchè non dovremmo essere tra i sopravvissuti ?

7 commenti:

  1. magari finisse il mondo, così finisce questo strazio e non ci pensiamo più

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  2. ma sei matto?
    Un galvaniano doc non può parlare così....nemmeno ora che Berlusconi si ricandida e lo strazio va alle stelle...

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  3. Sono sorpreso anche io, soprattutto perchè il ritorno del Cavaliere è una iniezione di fiducia e di ottimismo ... ;-)

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  4. pronti per la fine del mondo ?


    Dies Irae, dies illa
    solvet saeclum in favilla:
    teste David cum Sybilla.

    Quantus tremor est futurus,
    Quando judex est venturus,
    Cuncta stricte discussurus.

    Tuba, mirum spargens sonum
    per sepulcra regionum
    coget omnes ante thronum.

    Mors stupebit et natura,
    cum resurget creatura,
    judicanti responsura.

    Liber scriptus proferetur,
    in quo totum continetur,
    unde mundus judicetur.

    Judex ergo cum sedebit,
    quidquid latet, apparebit:
    nil inultum remanebit.

    Quid sum miser tunc dicturus?
    quem patronum rogaturus,
    cum vix justus sit securus?

    Rex tremendae majestatis,
    qui salvandos salvas gratis,
    salva me, fons pietatis.

    Recordare, Jesu pie,
    quod sum causa tuae viae
    ne me perdas illa die.

    Quaerens me, sedisti lassus,
    redemisti Crucem passus:
    tantus labor non sit cassus.

    Juste judex ultionis,
    donum fac remissionis
    ante diem rationis.

    Ingemisco, tamquam reus,
    culpa rubet vultus meus
    supplicanti parce, Deus.

    Qui Mariam absolvisti,[1]
    et latronem exaudisti,
    mihi quoque spem dedisti.

    Preces meae non sunt dignae,
    sed tu bonus fac benigne,
    ne perenni cremer igne.

    Inter oves locum praesta,
    et ab haedis me sequestra,
    statuens in parte dextra.

    Confutatis maledictis,
    flammis acribus addictis,
    voca me cum benedictis.

    Oro supplex et acclinis,
    cor contritum quasi cinis:
    gere curam mei finis.

    Lacrimosa dies illa,
    qua resurget ex favilla

    Judicandus homo reus.
    huic ergo parce, Deus:

    Pie Jesu Domine,
    dona eis requiem. Amen.


    =

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  5. Ottima scelta. Immaginate una voce, profonda e tenebrosa, fuori campo che pronuncia simili parole mentre intorno tutto crolla ... :-)

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  6. Il 14 agosto del 1922 il giornale L’Intransigeant pose a Marcel Proust una piccola domanda: “E se stesse per venire la fine del mondo?”



    Proust rispose così:



    “Credo che la vita ci sembrerebbe improvvisamente deliziosa, se fossimo minacciati dalla morte, come voi dite. Pensate, in effetti, a tutti i progetti di viaggi, di amori, di studi che la nostra vita contiene in soluzione, invisibili alla nostra pigrizia la quale, sicura dell’avvenire, li rimanda continuamente. Ma appena tutto questo rischierà di essere impossibile per sempre, come ridiverrà bello! Ah, basta che il cataclisma non avvenga per questa volta e non mancheremo di visitare le nuove sale del Louvre, o di gettarci ai piedi di mademoiselle X…, e di visitare le Indie. Il cataclisma non avviene e noi non facciamo nulla di tutto ciò, perché ci troviamo reinseriti nella vita normale, in cui la negligenza smussa il desiderio. Eppure non avremmo dovuto aver bisogno del cataclisma per amare oggi la vita. Avrebbe dovuto bastarci il pensare che siamo esseri umani e che la morte può venire questa sera”.


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  7. La fine del mondo è evidentemente un pensiero ricorrente e sempre presente. E suscita spesso buoni propositi, come tutte le volte che ci prendiamo una bella paura, puntualmente dimenticati quando recuperiamo un po' di equilibrio. Arrivederci nel "nuovo mondo" ... :-)

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