venerdì 27 gennaio 2012

Quel pianto, la rivincita dell' uomo


Franco Varini, classe 1926,bolognese d.o.c., è il presidente dell’Aned,
l’associazione degli ex deportati.
E’ venuto anche nella mia scuola: la sua missione è di non far perdere la
memoria e quindi parla a milioni di giovani della shoah, che "non si deve
ricordare solo il 27 gennaio, noi nei campi ci siamo stati anche
gli altri giorni".
Mi sono sentita una privilegiata per avere potuto conoscere un sopravvissuto dai campi di concentramento nazisti e per averne ascoltato la testimonianza
Varini è un uomo semplice ma arguto e la sua età non si percepisce perché il racconto, ancorchè greve, è disseminato di battute che caratterizzano il suo carattere e la sua voglia di vita ma che sono molto utili per stemperare l’ angoscia di simili ricordi.
Fu arrestato dalle Brigate Nere l'8 luglio 1944 a Bologna, in seguito a delazione, perché militante nella V Brigata della Bonvicini di Bologna Fu carcerato a Bologna, nella sede delle Brigate Nere in via S.Mamolo, poi presso la sede delle SS ai Giardini Margherita in via S.Chiara, poi al carcere di S.Giovanni in Monte.
Deportato poi nei Lager nazisti d'Italia, Fossoli e Bolzano e nei Lager nazisti d'oltralpe: in Germania, a Flossenbürg, matricola n.21.778, ad Augsburg, matricola n.117.065, e a Kottern (sottocampi di Dachau)
La sua liberazione avvenne tra la fine di aprile e gli inizi di maggio 1945 a Kottern, da parte dell'armata di Patton, durante una marcia della morte partita da Kottern
Secondo lui, la Resistenza è stata di tutti, e ricorda come la scelta di resistere non sia stata ideologica, ma di vita. "Qualcuno ha scelto la libertà,altri scelsero la Repubblica di Salò. Ma eravamo ragazzi di strada,non gente nata con il fucile in
mano. Non conoscevamo Pci o Psi,volevamo semplicemente difendere il nostro Paese».
Antonio Magri, anarchico di Molinella,fu il suo insegnante politico ed egli maturò la scelta di resistere proprio grazie alle paroledi quest’uomo che «un giorno si e
uno no era in carcere a San Giovanni in Monte».
Furono loro, i ragazzi dei "mirasoli" (dal nome della via),a fare le prime azioni antifasciste a Bologna. Venne preso a causa di una spia. Stride quasi la sua ironia nel raccontare i vari passaggi da un campo all' altro. "Io ero quello del mese. Un mese a Fossoli, uno a Bolzano, uno a Flossenburg e così via...Quando arrivai a Fossoli chiesi se la situazione era accettabile lì. Mi dissero che il giorno prima ne avevano fucilati 70. Ah è buono, allora! Risposi". Oppure quando ricorda che nel campo le SS bisognava guardarle nel petto e non negli occhi perché si era degli inferiori, "una volta però ne ho guardato uno: lui intanto è morto, io sono ancora qui".
Innumerevoli le sofferenze patite: dalle labbra appoggiate alle lamiere per la sete sui convogli che andavano ai campi, alle docce prima bollenti poi ghiacciate nel gelo invernale tedesco, oppure quando si doveva fare la stufa umana sotto la pioggia per scaldarsi e poi le bucce di patate mangiate, un po’ di trinciato barattato per un pezzo di pane o l’erba strappata a terra per avere più sostanza della brodaglia nera del rancio.
Alla domanda "Che cosa rimane di tutto il male patito?" ha una risposta: il pianto.
Ma è un pianto liberatorio e pieno di significato. Infatti,quando rimise per la prima volta piede, dal giorno della cattura, nella sua strada, via Mirasole, e vide suo fratello, si strinsero "con violenza, quasi volessimo entrare l’uno nell’altro. All ’improvviso e per la prima volta in tutta la mia vita, vidi Renzo piangere.–Dai Renzo, basta- dissi- è finita.
Ma capivo che quel pianto era la nostra rivincita, era la riaffermazione dell ’uomo. Umiliato, vilipeso, schiacciato in mille modi, l’uomo aveva vinto, era più vivo che mai, aveva conservato intatti i suoi valori ed era sopravvissuto alla barbarie"
L'UOMO.
Non vorrei mai che si riperdesse ancora, questo Uomo.
E' per questo che è davvero importante la nostra memoria.

4 commenti:

  1. Basta fare un po' di "zapping" fra i vari siti, blog e forum sparsi per la rete (parlo di quelli più autorevoli, come ad es.quelli dei più importanti quotidiani o settimanali italiani) per accorgersi, leggendo i commenti, che l'antisemitismo è più vivo che mai, anzi è in continua crescita. E' facile farsi l'idea che ci sia più antisemitismo adesso che negli anni '30.
    L'odio per gli ebrei è una mala pianta che vive da secoli, è sempre più forte e rigogliosa ed accomuna individui e popoli altrimenti diversissimi tra loro per idee politiche e religiose.

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  2. Bellissimo post il tuo Valeria. Ritengo infatti le testimonianze dirette di questi orrori un patrimonio insostituibile che nemmeno i grandi libri scritti sull'argomento potranno mai sostituire. La mia paura è che una volta morti gli ultimi testimoni diretti tutto cada nel dimenticatoio anche perché i giovani e non solo loro leggono poco. Massimo e tutti quelli che la pensano come noi, il nostro dovere è gridare il nostro sdegno nei confronti non solo degli odi antisemiti ma anche nei confronti di qualsiasi forma di odio o discriminazione razziale finchè avremo fiato in corpo per farlo. A proposito di testimonianze dirette che non ci sono più nell'agosto 2010 è morto mio suocero, Alpino reduce della Campagna di Russia nella Brigata Tridentina assieme al sergente Mario Rigoni Stern. Avrei voluto raccogliere per iscritto le sue testimonianze; purtroppo non ho mai avuto la forza di farlo anche perché se leggete "il Sergente nella neve" le storie sono più o meno quelle anche se vi assicuro sentirle raccontare da un nonno che le aveva vissute di persona era tutto un altro effetto che leggerle su carta. Quando cominciava poi a raccontare non smetteva più perché i ricordi si rincorrevano l'un con l'altro .......... e poi dopo non riusciva a dormire tutta la notte. Se troverò la forza proverò a fare un post su di lui.

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  3. E non dimentichiamo le vittime delle Foibe, in memoria delle quali, dal 2004, è stato istituito il 10 febbraio, Giorno del Ricordo. Noi bolognesi, soprattutto, non dovremmo esimerci dal farlo, visto che i superstiti, esuli dalle italianissime terre di Fiume, Istria, Dalmazia, furono accolti qui da fischi e insulti. Per non dimenticare neppure le vittime del "triangolo della morte", anche quella una infamia tragicamente a noi vicina. Bene ha scritto oggi Veneziani : http://www.ilgiornale.it/rubrica_cucu/piccola_promemoria_dimenticazionisti/29-01-2012/articolo-id=569481-page=0-comments=1

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  4. Concordo con te, Massimo: anche io penso che l' antisemitismo sia in pericolosa crescita...e mi piacerebbe davvero molto sentire la testimonianza di tuo suocero, Andrea, quindi spero che ti venga l' ispirazione...
    Comunque, anche se il mio post rappresenta in modo veritiero la testimonianza di Varini, devo precisare che ho largamente attinto da un articolo tratto dalla rete.
    Cesco: nessuna vittima di simili infamie va dimenticata!

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